La guerra commerciale in atto tra Stati Uniti e Cina, sta provocando non pochi problemi al commercio internazionale. Tanto da spingere alcuni osservatori ad equiparare questo genere di conflitti a quelli reali di un tempo. Per fortuna, almeno in questo caso non ci sono vittime reali sul campo, anche se nel corso degli ultimi più di una azienda ha dovuto dichiarare fallimento a causa delle sanzioni decise verso alcuni Paesi con i quali aveva stretto rapporti commerciali molto stretti.
Una guerra che, peraltro, sembra avuto un ruolo notevole nella battaglia per la presidenza degli Stati Uniti. Almeno nel caso del Michigan, ove molte aziende si sono trovate sbarrata la strada per l’esportazione dei propri prodotti nel territorio cinese. Con un danno calcolato in oltre due miliardi di dollari in pochi mesi. Scontati da Donald Trump con la perdita del consenso elettorale in quello Stato e la conseguente vittoria di Joe Biden.
Proprio quanto detto sinora dovrebbe far capire come la questione dei dazi doganali sia estremamente importante, in particolare quando si tratta di un mercato sterminato come quello cinese. Ove il Made in Italy tira come nel resto del mondo.
L’arretratezza del sistema doganale cinese
Quando si affronta il discorso relativo al sistema doganale cinese, si entra in un territorio abbastanza particolare. Derivante dal fatto che esso, a differenza di quanto accaduto nel caso di Stati Uniti e Unione Europea, non ha per ora dato vita ad un ammodernamento adeguato. Con il risultato di rendere abbastanza farraginosi i processi che devono abilitare le merci provenienti dall’estero di entrare nel gigante orientale. Ne deriva una dilatazione dei tempi la quale può protrarsi non poco, con conseguenze di non poco conto per le imprese che effettuano le spedizioni.
A dilatare le tempistiche concorrono in particolare le procedure burocratiche. Anche se, in definitiva, stiamo parlando di un procedimento per molti versi non dissimile da quello che caratterizza tutte le spedizioni effettuate al di fuori dei confini nazionali e, in particolare, verso l’esterno dell’eurozona.
Proprio questo è il motivo che dovrebbe spingere le aziende interessate ad individuare corrieri specializzati proprio nel commercio verso la Cina. Ovvero quelle che già sanno come muoversi e possono limitare al massimo i processi.
Quali documenti servono per inviare merce in Cina?
Se le spedizioni verso Paesi facenti parte dell’Unione Europea comportano l’aggiunta della lettera di vettura alla merce spedita, nel caso della Cina la documentazione necessaria è diversa, come avviene per tutti i casi in cui l’invio sia verso Paesi exta-UE.
In particolare, nel caso della Cina servono i seguenti documenti:
- la fattura commerciale, nota anche con il termine di dichiarazione doganale, recante tutti i dati inerenti la merce, il mittente e il destinatario;
- la dichiarazione di libera esportazione, mediante la quale viene conferita la responsabilità assoluta al mittente per la conformità alle normative in vigore e le possibili eccezioni.
In termini di importanza, però, va sottolineato come la fattura commerciale sia molto più rilevante. E come, soprattutto, vada compilata con la massima attenzione, in maniera tale da evitare fraintendimenti i quali possono comportare disguidi di non poco conto. Una cura particolare che deriva anche dalla necessità di compilarla in inglese, trattandosi di un documento di carattere internazionale.
A questa base, occorre poi aggiungere ulteriori documenti nel caso della Cina. Stiamo parlando di:
- China Compulsory Certification, una certificazione di qualità e sicurezza obbligatoria per tutta una serie di prodotti, la quale deve essere attentamente verificata sul sito della China National Certification and Accreditation (CNCA);
- Customs Registration (CR) e Power of Attorney (POA). Si tratta rispettivamente del numero di registrazione doganale e della procura, elementi fondamentali nel caso in cui l’invio non sia relativo a documenti.
Calcolo dei dazi doganali: come avviene?
Come si calcola un dazio? In pratica il suo importo va a dipendere dalle singole normative nazionali in vigore nel momento stesso in cui la merce transita alla dogana. Ecco perché molti vedono con preoccupazione le guerre commerciali in atto, che comportano un innalzamento del balzello da versare.
Solitamente si applica una percentuale sul valore della fattura o, in alternativa sul peso e/o numero di unità. In realtà, però, il procedimento di calcolo è più complesso in quanto occorre fare riferimento a numerose categorie e sottocategorie di prodotti.
L’unica eccezione è rappresentata dalla franchigia, ovvero la particolare casistica per effetto della quale la merce viene esentata dall’imposta. A renderla possibile sono le situazioni più disparate, come quelle relative a scambi fra istituzioni, sedi diplomatiche e organismi internazionali.
Per la Cina, il discorso generale che abbiamo fatto sin qui non muta. Il calcolo del dazio viene condotto facendo riferimento alle norme tributarie in vigore. Quindi calcolando la percentuale da applicare in base al parametro adottato, si tratti di valore della merce o del suo quantitativo.
E’ da notare come esista comunque un modo per accelerare il procedimento. Stiamo parlando del Market Access Database della Commissione Europea, e della pagina Tariffs and Rules of Origin. La quale permette di compilare un questionario indicando il codice doganale e il paese di destinazione, restituendo l’importo da versare. A renderlo possibile sono il Most Favourite Nation rate (MFN), nel caso di tutti i Paesi che fanno parte del WTO (Wolrd Trade Organization) o il General rate (GEN), per quelli con i quali non sono in atto accordi commerciali.
Opinioni e Recensioni