L’utilizzo di un corriere espresso può essere ormai considerato una vera e propria consuetudine. Soprattutto in un momento come l’attuale, in cui il tempo rappresenta un valore di non poco conto e le spedizioni devono obbedire a nuove logiche, per soddisfare il cliente finale.
Eppure, quella del corriere espresso è una professione molto antica, a dispetto di quanto si potrebbe pensare. L’esigenza di spedire oggetti e merci, oltre che di far recapitare messaggi è infatti sorta quando persone lontane migliaia di chilometri hanno iniziato ad intrattenere rapporti. Commerciali o diplomatici che fossero. Andiamo dunque a vedere questa storia affascinante, che si intreccia strettamente con quella dell’uomo.
Gli spedizionieri, una creazione dell’impero cinese?
La comunicazione a distanza è un’esigenza che è presto emersa nella storia dell’umanità. Come dimostra il rinvenimento di messaggi inviati su lastre di pietra o argilla, chiusi a loro volta in una sorta di involucro al quale era delegato il compito di fungere da “busta”, composta in pratica degli stessi materiali. In particolare delle antiche “lettere” mesopotamiche in argilla, le quali venivano scolpite su lastre abbastanza sottili che erano in seguito sottoposte ad una cottura tesa ad imprimere il messaggio. In questa categoria rientra una tavoletta sumera racchiusa in un contenitore e fatta essiccare in seguito. Procedimento teso a facilitare il recupero del messaggio una volta tolto lo spessore superficiale.
I primi spedizionieri di cui si ha notizia, sono quelli dell’impero cinese. Secondo alcuni storici furono proprio loro ad introdurre un sistema di posta, risalente addirittura a 4mila anni prima della nascita di Cristo. Una datazione però confutata da altri storici, secondo i quali questo servizio iniziò ad affacciarsi tra il 246 e il 210 a.C. Ovvero durante il regno dell’imperatore Shih-huang-ti, la cui fama è legata soprattutto alla costruzione dell’imponente Muraglia Cinese. Il sistema di comunicazioni da lui varato durò sino al tredicesimo secolo, tanto da essere citato da Marco Polo. Basato su una fitta rete di corrieri i quali potevano sfruttare le strade risistemate dell’impero durante il regno di Khan Qubilay, quindi a partire dal 1274.
Gli spedizionieri all’epoca dell’impero romano
Anche l’impero romano utilizzò un servizio paragonabile a quello degli spedizionieri. Incoraggiato a farlo dalle nuove esigenze affermate con il dispiegarsi delle insegne imperiali in svariate parti del globo. Come “foglio” da scrivere furono in questo caso impiegate lastre di metallo con uno strato di cera su cui potevano essere impresse le lettere, oppure ossa da intagliare. Soltanto in seguito fecero la loro comparsa gli “atramentum”, ovvero dei papiri sui quali si poteva scrivere con inchiostro, ricavato a sua volta da fiori e semi caratterizzati da pigmenti scuri oppure rossastri.
Per far comunicare tra loro province molto lontane, e per consentire alle stesse di relazionarsi con il cuore dell’impero, ovvero Roma, il servizio postale dell’epoca optò per l’utilizzo dei cavalli. Il mezzo più veloce in assoluto e anche quello che per lunghi secoli rimase l’unico possibile per assolvere al compito.
Un mezzo il quale, però, aveva necessità di riposo per assolvere al suo compito. Spingendo di conseguenza ad approntare luoghi di sosta che, con il passare del tempo, si trasformarono in aree attrezzate di tutto punto, in cui i viaggiatori potevano anche trascorrere la notte. In pratica le antenate delle vere e proprie stazioni di posta, le quali assunsero grandi proporzioni proprio in epoca imperiale. Quando la rete di spedizioni approntata riuscì a superare i 200mila chilometri. Utilizzata dai “cursores”, ovvero corrieri, i quali erano in grado di dare vita a tappe giornaliere per oltre 250 chilometri.
Gli sviluppi successivi
Se abbiamo citato gli imperi cinese e romano, va sottolineato come anche persiani e greci furono in grado di approntare un servizio paragonabile. Per quanto riguarda i primi, notizie al riguardo sono state fornite da Erodoto e Senofonte. Mentre i secondi utilizzavano all’uopo i cosiddetti emerodromoi, un termine che tradotto letteralmente significa proprio “corrieri di un giorno”.
Come si può facilmente immaginare, però, questo genere di comunicazioni era una consuetudine riservata ai potenti dell’epoca. E tale rimase la sua caratteristica per molti secoli. Soltanto quando le migrazioni, per lavoro o motivi di altro genere, divennero una consuetudine, ovvero nel 1300, la necessità di comunicare iniziò ad interessare anche le classi medie o popolari. Diventando una cosa ordinaria nel corso del diciannovesimo secolo, quando in Europa si affermò il cosiddetto Grand Tour, una sorta di Erasmus dell’epoca. Ovvero i viaggi di giovani, soprattutto studenti, tesi a conoscere il mondo e affinare il proprio bagaglio di competenze e nozioni.
Meno proficuo da un punto di vista del vissuto furono invece i movimenti delle truppe, legati ai tanti conflitti i quali interessarono il continente europeo, ma non solo, nello stesso lasso di tempo. Coi soldati i quali erano costretti a utilizzare lettere per poter comunicare coi familiari. Comunicazioni spesso tragiche, di cui sono rimaste molte testimonianze grazie alle molte pubblicazioni sul tema.
Opinioni e Recensioni