L’Australia è un Paese estremamente complesso. A renderlo tale è in particolare la sua incredibile biodiversità, ovvero la presenza di un numero estremamente rilevante di specie animali e vegetali che non si riscontrano in altre parti del globo. Tali da farne un vero e proprio patrimonio dell’umanità il quale deve essere oggetto di tutela puntuale e attenta. Simboleggiata dal canguro, il caratteristico mammifero provvisto di marsupio che identifica ormai gli abitanti del Paese.
Una diversità che si allarga a molti settori della vita di ogni giorno. Comprese le spedizioni necessarie per importare ed esportare prodotti commerciali e molto altro. Per le quali sono quindi necessarie procedure estremamente complesse. Le quali possono essere assolte solo da corrieri specializzati. Cercare scorciatoie in tal senso può aprire la strada al più classico dei boomerang, altro simbolo dell’Australia.
Perché le spedizioni in Australia sono molto complesse?
Come abbiamo ricordato, le spedizioni da e per l’Australia sono molto complesse rispetto a quelle che caratterizzano molti altri Paesi. A renderle tali è la necessità proprio di preservare l’ecosistema australiano e fare in modo che la sua diversità non venga ad essere intaccata da pratiche scorrette. Ad esempio sotto forma di commercio delle specie più caratteristiche o dall’introduzione di merci che potrebbero mettere in pericolo quelle allogene.
Ad assumere il compito di contrastare pratiche insidiose è in particolare il corpo dell’Australian Border Force (ABF), una sezione del Dipartimento degli Affari Interni che deve la sua giusta fama al docu-reality “Border Security: Australia’s Front Line”, trasmesso anche nel nostro Paese.
Nato nel corso del 2015 proprio per coordinare al meglio operazioni estremamente complesse, l’ABF si adopera in particolare all’interno degli aeroporti internazionali dislocati nel Paese (Sydney, Brisbane, Melbourne) e in altre strutture come i centri di smistamento spedizioni e cargo, nei terminal e porti marittimi. Curando in aggiunta anche tutto quello che riguarda la concessione di visti per il soggiorno e le pratiche relative all’immigrazione.
Spedire un pacco in Australia: quale documentazione serve?
Per chi deve spedire un pacco contenente merce in Australia, come per tutti i casi relativi alle spedizioni extra UE la base da cui partire è rappresentata da due documenti:
- la fattura commerciale o pro-forma, nota anche con il termine alternativo di dichiarazione doganale, contenente tutti i dati relativi all’invio (di mittente e destinatario, oltre che sulla merce), redatta in lingua inglese;
- la dichiarazione di libera esportazione, che in pratica provvede a conferire la responsabilità assoluta al mittente per quanto concerne la conformità alle normative in vigore e le possibili eccezioni.
Se si tratta di documenti praticamente obbligatori, quello realmente importante è il primo, dal quale può dipendere una sosta più o meno prolungata alla dogana. Proprio per questo si consiglia di riempirlo con grande precisione.
I limiti e le restrizioni sulle merci
In linea di principio, la dogana australiana utilizza un modus operandi il quale tende ad applicare tasse e spese doganali nel caso di valori dichiarati che vadano ad oltrepassare la soglia dei 1000 dollari australiani. Facendo parziale eccezione nel caso di prodotti a base di alcol e tabacco, che prevede la loro imposizione anche sotto tale valore. Inoltre, per alcuni prodotti inferiori a questo importo può accadere che venga applicata la Goods and Services Tax (GST). Delucidazioni sui prodotti in questione possono essere richiesti al corriere incaricato di effettuare la spedizione.
Occorre però aggiungere, al fine di dare una esauriente spiegazione su un tema reso particolare proprio dalla diversità dell’Australia, come esistano una lunga serie di divieti e restrizioni sulle merci in entrata ed uscita dal Paese.
Anche in questo caso occorre conoscere nel dettaglio le normative, proprio per evitare pericolosi fraintendimenti che potrebbero sfociare in complicazioni anche di carattere legale. Ad esempio consultando le delucidazioni offerte in tal senso dalla IATA, ovvero l’International Air Transport Association, con il suo Dangerous Goods Regulations, ma non solo.
E’ meglio consultare il sito del Department of Agricolture and Water Resources
Oltre al vademecum della IATA, il nostro consiglio è quello di dare una occhiata molto attenta al sito del Department of Agricolture and Water Resources, il quale presenta al suo interno una sezione particolareggiata dedicata ai limiti inerenti le merci organiche (cibi, piante, animali, ecc). Considerato come in Australia sia riservata grande attenzione a tutto ciò che entra nel Paese, si può capire come un atto di questo genere possa comportare un notevole impiego di tempo che, però, può risparmiare incidenti alla dogana i quali potrebbero rivelarsi esiziali per la felice riuscita dell’invio.
Va poi aggiunto come lo stesso dipartimento abbia provveduto a mettere a disposizione degli utenti il BICON. Di cosa si tratta? In pratica di una utilità cui è delegato il compito di verificare immediatamente se il pacco inviato può essere spedito con la ragionevole certezza che arriverà a destinazione. O se, invece, possa essere fermato con la possibilità di essere addirittura distrutto. Una eventualità assolutamente da evitare per chi fa commercio, per ovvi motivi.
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