La spedizione di pacchi negli Stati Uniti è una operazione che può comportare non solo costi notevoli, ma anche difficoltà logistiche di non poco conto. Come avviene in tutti i casi in cui questo genere di operazione sia effettuata tra Paesi diversi.
Una eventualità tale da implicare l’intervento delle dogane, ovvero delle strutture preposte al controllo di tutto ciò che entra nei confini statali o ne esce. E che costringe, di conseguenza, a conoscere nel dettaglio i regolamenti cui ogni Paese si attiene per evitare i problemi legati al contrabbando di merci o al traffico di quelle illegali, ad esempio armi e droga. Per non parlare di esseri umani o animali esotici.
Il problema riguarda però soprattutto le imprese che si dedicano al commercio dei loro prodotti sul suolo statunitense. Una consuetudine, ad esempio, per quelle del Made in Italy, sempre molto apprezzato dall’altra parte dell’Atlantico.
Spedire pacchi negli Stati Uniti: la documentazione per il rilascio in dogana
Il primo aspetto cui occorre fare fronte, quando si entra nell’ottica di spedire un pacco negli Stati Uniti, è quello relativo alla documentazione da accludere ad esso.
Nel caso si tratti di merce destinata alla vendita entro un termine di 5 giorni dall’arrivo devono essere presentati alcuni documenti per il rilascio dei beni in Dogana, oltre a quelli che sono necessari per poter procedere al calcolo dei costi e all’elaborazione statistica.
Si tratta in questo caso della dichiarazione doganale (modulo n. 7533) oppure dell’Entry/Immediate Delivery (modulo n. 3461).
Ad essi occorre poi allegare la dichiarazione giustificativa del diritto d’ingresso oppure, in alternativa il duplicato della polizza di carico o della ricevuta di imbarco. Si tratta però solo di una parte dell’occorrente.
Le tasse da pagare alla dogana
Altro capitolo è poi quello relativo alle tasse che occorre pagare alla dogana. Un tema che ha spesso agitato i rapporti tra gli Stati Uniti e l’Unione Europea, in particolare quella con alcuni Paesi come Francia e Germania, coinvolgendo di striscio anche il nostro.
Tra le due parti dell’Oceano è infatti in atto una vera propria guerra commerciale, scatenata dagli aiuti che secondo Donald Trump verrebbero forniti ad aziende europee. Innescando un vantaggio competitivo che andrebbe a falsare il libero mercato. Accusa rivolta anche alla Cina e che ha portato al varo di dazi doganali anche a danno di molti prodotti del Made in Italy.
Va comunque sottolineato come questa tassa possa variare sulla base della classificazione delle merci interessate. Oltre ai costi stabiliti dalla “Harmonized Tariff Schedule”, che stabilisce le aliquote tariffarie e le categorie statistiche per tutte le merci importate negli Stati Uniti, quelle oggetto di importazione negli States possono essere oggetto di ulteriori aumenti.
Tra i quali quelli che derivano:
- dalle tasse di vendita, il cui importo può variare dal 3% all’8,25%;
- dall’Harbor Maintenance Fee, pari allo 0,125% per ogni 1.000 dollari di valore di carico;
- dai dazi antidumping, i quali sono elevati proprio con il preciso intento di evitare che la merce proveniente dall’estero sia venduta negli Stati Uniti ad un valore inferiore al prezzo minimo consentito. Ipotesi che comporterebbe un grave danno per i produttori locali.
Conviene rivolgersi ai corrieri specializzati
Quando si è nella necessità di inviare la propria merce negli Stati Uniti, è consigliabile utilizzare chi è esperto in spedizioni internazionali. Sapendo come muoversi al meglio è infatti in grado di azzerare ogni tipo di complicazione, a partire dalla parte burocratica.
Per capire la complessità della materia, basta sapere che nel caso di spedizioni commerciali negli Stati Uniti vengono richiesti documenti al mittente e al destinatario, con il primo che deve essere registrato alla Food and Drug Administration (FDA) e il secondo che deve essere in possesso di un regolare permesso di importazione.
Nella prima categoria rientrano:
- la Lettera di Vettura (AWB) recante la descrizione del prodotto;
- la fattura commerciale o proforma, in inglese;
- la dichiarazione di libera esportazione;
- il numero di Partita IVA (TAX ID number) oppure il Codice Fiscale (Social Security Number) del destinatario, che deve essere riportato in fattura per le spedizioni il cui valore totale oltrepassi la soglia dei 2.500 dollari, con il quale è possibile velocizzare lo sdoganamento.
Per quanto riguarda il destinatario, occorre invece il Power of Attorney (PoA), nel caso in cui le spedizioni abbiano un valore superiore ai 100mila dollari, ovvero il mandato che consente di procedere con lo sdoganamento, che viene però richiesto anche per importi più modesti ove si tratti di merci sottoposte a restrizioni e sopra i 5mila dollari nel caso in cui la spedizione riguardi prodotti farmaceutici o alimentari. Mentre ove il valore fatturato non oltrepassi gli 800 dollari, i dazi non si pagano. Con la sola eccezione per le merci soggette ai controlli di enti governativi.
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